15 agosto 2007: con la strage di Duisburg, l’Europa “scopre” la ‘ndrangheta

stragediduisburg500di Claudio Cordova - Difficile far comprendere a chi non è calabrese e nemmeno italiano che se un territorio non vi sono delitti e fatti "visibili", significa che su quel territorio le logiche criminali e mafiose filano lisce come l'olio. A dieci anni dalla strage di Duisburg, poco o nulla la Germania ha fatto sotto il profilo legislativo e repressivo, per contrastare un fenomeno che, tuttora, è forte e florido, sebbene ampiamente sottovalutato.

La 'ndrangheta è sempre forte e ramificata, in Italia come all'estero.

Nella notte tra il 14 e il 15 agosto 2007 davanti al ristorante italiano ''Da Bruno'' a Duisburg, in un agguato rimasero uccisi Tommaso Venturi che aveva appena compiuto 18 anni, i fratelli Francesco e Marco Pergola di 22 e 20 anni, Francesco Giorgi appena 17enne, Marco Marmo di 25 anni, e Sebastiano Strangio di 39 anni. Secondo quanto accertato dagli investigatori, quella sera nel ristorante non era stato soltanto festeggiato il compleanno di Venturi ma anche la sua ammissione all'onorata società. Un eccidio che, nel corso degli anni, verrà ricostruito dagli inquirenti calabresi, portando a condanne definitive, tra cui quella di Giovanni Strangio, punito col carcere a vita perché considerato la mente del commando entrato in azione nel giorno di Ferragosto. occhiali da sole e cappello sempre in testa, viene trovato il 12 marzo 2009 in Olanda, a Diemen, un piccolo centro vicino ad Amsterdam. Lì aveva condotto una vita "irreprensibile" per sfuggire alla pressione crescente degli investigatori. Con il 31enne di Africo viene arrestato il cognato, Francesco Romeo, 41 anni, latitante da oltre 10 anni, e ricercato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Prima di loro era finito nella rete della polizia il superlatitante Giuseppe Nirta, 35 anni, cognato di Strangio e anche lui nell'elenco dei 100 latitanti più pericolosi stilato dal ministero dell'Interno. Ancora prima di Nirta, grazie alla controffensiva fatta scattare da parte delle forze dell'ordine italiane, sono molti gli arresti eccellenti legati alla faida di San Luca, a partire dall'inchiesta "Fehida" in avanti. In manette finiscono quattro presunti appartenenti alla cosca Nirta-Strangio: Antonio Rechichi e Luca Liotino, catturati in Germania, e Domenico Nirta e Domenico Pizzata catturati in Italia. Poi, a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, le porte del carcere si aprono per Paolo Nirta, cognato di Maria Strangio, catturato il 7 agosto 2008, e Gianfranco Antonioli, ritenuto l'armiere di San Luca. Il 18 settembre 2008 è la volta del superlatitante Francesco Pelle, 32 anni, detto 'Ciccio Pakistan', arrestato in una clinica di Pavia specializzata nel campo della riabilitazione. Pelle perse l'uso delle gambe in un agguato il 31 luglio 2006. Un tentato omicidio di cui si vendicò, secondo gli inquirenti, proprio ordinando la strage di Natale e innescando così il fatale meccanismo che avrebbe portato alla strage di Duisburg. La strage di Duisburg, infatti, sarebbe stata proprio la risposta all'agguato di Natale del 2006 in cui aveva perso la vita una donna, Maria Strangio; un errore perché il vero obiettivo fallito dai sicari era il marito Gianluca Nirta.

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Una mattanza che la vulgata fa iniziare con un banale scherzo nel carnevale 1991, protraendosi però, con una lunghissima scia di sangue, per decenni tra le famiglie contrapposte Pelle-Vottari e Nirta-Strangio.

In dieci anni, dunque, le risposte maggiori (praticamente le uniche) sono arrivate dall'autorità giudiziaria italiana. La Germania, invece, sembra non aver fatto tesoro di quanto accaduto dieci anni fa, bollando tutto, evidentemente, come un fenomeno isolato, da inquadrarsi in un contesto di gangterismo di bassa lega. Eppure in una relazione della Direzione investigativa antimafia di qualche anno fa si spiega che ''queste aggregazioni criminali continuano a manifestare una chiara tendenza ad espandersi oltre i confini nazionali, adottando dei codici comportamentali a volte solo in parte assimilabili a quelli delle storiche famiglie di riferimento, senza per questo rinunciare ad una modalità di azione organica, compatta e unitaria''. In Europa i tentacoli della 'ndrangheta si sono allungati in Germania, nei Paesi Bassi, in Francia, nel Regno Unito, in Svizzera, in Spagna e in Austria. Le indagini hanno fatto emergere che le cosche in Germania sono attive soprattutto nel traffico di sostanze stupefacenti e di autovetture, cui si affianca il riciclaggio di denaro e il reimpiego di capitali illeciti ''pratiche queste ultime -rileva la Dia- utilizzate per rafforzare non solo la presenza, ma anche il proprio consenso sul territorio''. Nei lander tedeschi del Baden-Wurttemberg, Assia, Baviera e Renania Settentionale-Vestfalia si trovano principalmente presenze di San Luca legata alle famiglie Romeo-Pelle-Vottari e Nirta-Strangio, i Farao-Marincola di Cirò (Crotone) e i Pesce-Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria). E non solo, esponenti della criminalità organizzata calabrese, appartenenti a diverse famiglie, sono state segnalate anche in Austria, in Belgio e nei Paesi Bassi (con porti come quello di Rotterdam, molto importanti nel traffico di droga) in Francia (soprattutto la Costa Azzurra), in Svizzera, in Spagna, a Malta e nella Repubblica di San Marino dove le cosche fiutano affari finanziari. In Canada, secondo gli investigatori, la 'ndrangheta è l'organizzazione criminale meglio insediata e ricicla i proventi illeciti in ristoranti, nella sicurezza privata e nella gestione dei servizi in materia ambientale: datate e celeberrime le "gesta" del Siderno Group. In Usa l'Fbi ha segnalato circa duecento soggetti, fra membri e associati, stanziati tra New York e la Florida. Gli affari variano dal traffico di stupefacenti, anche grazie ai buoni rapporti dei calabresi con i narcos colombiani e messicani, al riciclaggio. Negli ultimi anni sembra si stia allargando l'interesse della 'ndrangheta verso gli Emirati Arabi, soprattutto per la difficoltà di estradizione collegata al reato di associazione per delinquere di tipo mafioso che in quello Stato non costituisce atto punibile. Anche il Libano fa gola ai calabresi, che lo considerano un territorio offshore di prim'ordine in virtù del sistema bancario fortemente capitalizzato e sicuro per la privacy dei clienti; il segreto bancario libanese viene considerato infatti tra i più inviolabili al mondo. La Colombia resta il paese preferito per importazione di cocaina, ma anche l'Africa viene vista con interesse per i traffici illeciti internazionali con importanti punti di stoccaggio.

Insomma, come viene spesso ricordato, la 'ndrangheta sembra essere una delle poche organizzazioni criminali a essere presente su tutti i continenti.

La strage di Duisburg accende i riflettori, quindi, su quella che, ormai quasi in maniera unanime, viene considerata la forma di criminalità organizzata più potente del mondo. Secondo gli investigatori, pur di vendicarsi, le cosche sacrificano il tacito accordo di non alzare troppa polvere nei fatti interni all'organizzazione, rompendo quella che fino ad allora è stata una tradizione: Pelle-Vottari-Romeo da una parte e Nirta-Strangio dall'altra lasciano morti ammazzati con una certa discrezione, in territori periferici come la Calabria, non a Duisburg, nel cuore dell'Europa. Quando vengono raggiunti dai killer, i sei calabresi sono appena usciti dal locale "Da Bruno": vengono falciati da oltre 70 colpi, tra cui, quello finale, alla testa. Quella sera, prima del massacro, si è celebrato un 'rito di iniziazione', la cerimonia della 'copiata', conclusa, come da tradizione, con il giuramento proferito dal nuovo accolito mentre si lascia bruciare tra le mani un'immaginetta sacra, il santino di San Gabriele, patrono della polizia, che verrà ritrovato proprio addosso a al 18enne Venturi.

Una strage che spezza le "abitudini" della 'ndrangheta di muoversi nel sottobosco, lasciando alle altre organizzazioni i gesti eclatanti al fine di fare affari in maniera indisturbata. La notte di Duisburg avrebbe potuto essere un grande errore per la 'ndrangheta, uscita allo scoperto nel cuore dell'Europa. E, invece, la Germania sembra continuare a sottovalutare il fenomeno, mutuando quanto veniva sostenuto, alcuni decenni fa, dai territori del Nord Italia, convinti di avere gli "anticorpi" per fronteggiare i criminali calabresi che, invece, nel giro di poco tempo riusciranno a infettare come un virus i territori settentrionali. Allo stesso modo la Germania (ma anche altre nazioni straniere) se da un lato sembrano mantenere le antenne molto tese su fenomeni criminali come quelli delle recrudescenze naziste, sempre più in crescita, dall'altro lato sottovalutano la 'ndrangheta, nonostante il pericoloso campanello d'allarme suonato esattamente dieci anni fa. Il rischio, concreto, è che in dieci anni le cosche possano avere infettato larghe fette della vita economica di quel territorio e, magari, iniziato a riproporre le medesime logiche anche con riferimento alle dinamiche sociali e politiche.

Se fosse davvero così, oggi, a dieci anni da Duisburg, sarebbe già troppo tardi per intervenire.