"Cemetery boss", Pazzano (La Strada): "Chi non rispetta la morte non capisce niente della vita"

"Un'inchiesta ricostruisce gli interessi delle cosche sul cimitero di Modena e l'ipotesi di connivenza di alcuni funzionari pubblici. Chi non rispetta la morte non capisce niente della vita.

Bisogna avere la chiarezza di dire che c'è una "questione morale" che riguarda la classe dirigente e la Pubblica Amministrazione. Bisogna avere la chiarezza di dire che a Reggio Calabria la questione è attraversata profondamente dalle logiche clientelari e dalla massondrangheta. Questo a prescindere da qualunque esito dell'indagine. Lo scrivo da uomo della Pubblica Amministrazione, in solidarietà con le migliaia di colleghe e colleghi che in ogni settore fanno il proprio dovere e pure di più, a tutela degli interessi collettivi e non di quelli di una parte.

Davanti a una inchiesta del genere noi cittadine e cittadine, soprattutto se amministratori e amministratrici della cosa pubblica, abbiamo due possibilità per offendere Reggio:

- dire: "non cambierà mai niente"

- aspettare convenientemente in silenzio che le "indagini facciano il loro corso, la piena fiducia nella magistratura e la garanzia per gli operatori coinvolti e bla bla bla"....

Non è questo il tema. Il tema è: Una città nella quale il diritto è privilegio e concesso ad arbitrio di qualcuno, a volte con la "persuasione" a volte con la coercizione.

È opportuno ma anche facile alzare la testa nei vari giorni della memoria di qualche vittima delle mafie, dare luogo a intitolazioni, ma è necessario prendere posizione anche quando è "sconveniente", quando si tratta di avere la determinazione di guardare il mostro della massondrangheta che è tra di noi, tra le persone che conosciamo, tra coloro a cui competerebbe operare in trasparenza nell'azione amministrativa o in quella politica.

Se anche stavolta sia così lo dirà l'inchiesta, non discuto qui l'estraneità o meno delle persone coinvolte nei fatti. Sono e sarò sempre profondamente garantista e sempre fedele, anche in presenza di oggettiva colpevolezza, al principio costituzionale della rieducazione del reo.

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Ma questo non mi impedisce di dire che a Reggio c'è una situazione che sembra cristallizzata. Quello che non cambia è questo: noi sappiamo che a Reggio succede sempre qualcosa che rende oscure le trame e molti rapporti, sentiamo, sappiamo, riconosciamo che questa è terra dell'arbitrio, del favore, del sopruso.

Senza consapevolezza non c'è coraggio, non c'è cambiamento". Lo afferma in una nota Saverio Pazzano del Collettivo "La Strada".