A Bisignano non c’è primavera senza il recupero delle zone rurali

Riceviamo e pubblichiamo:

Mentre la primavera è arrivata a svegliare la vita addormentata, un grosso ciliegio in fiore conserva nella memoria il tempo ormai passato.Nel giorno dell'equinozio di primavera, nelle valli bisignanesi, risuonano i campanacci degli animali al pascolo. Il pastore dirige il suo gregge per distoglierlo dai nuovi tralci degli alberi secolari. Un mandorlo veglia sui ruderi di campagna come un fedele guardiano. Nonostante il dolce canto della primavera, le nuove gemme che erompono dai rami e la bellezza dei campi in fiore, lo spopolamento delle campagne è un fenomeno che continua a rappresentare il più visibile dei cambiamenti ambientali. Persino le città si sono dotate di un'impronta ecologica con l'inglobamento di aree ex rurali dentro i centri abitati e la costruzione di edifici sui quali si possono coltivare le piante. La meccanizzazione del processo agricolo ha concentrato le coltivazioni intensive in aree specifiche del territorio lasciando le zone rurali più esposte all'esodo verso i centri abitati.

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Il dissesto idrogeologico ha fatto il resto, costringendo una parte dei residenti delle campagne ad abbandonare case e terreni. È il caso di alcune zone rurali di Bisignano che a causa delle decennali disattenzioni amministrative si sono inesorabilmente svuotate. La mancanza di una politica di sviluppo, la disattesa messa in sicurezza delle zone rurali dissestate e l'assenza di una viabilità comunale hanno accelerato l'inevitabile fenomeno della migrazione contadina. Oggi, i ricordi della cultura agricola sono fissati nella memoria degli anziani. Le zone rurali sono la fotografia della tradizione contadina. In questi luoghi caratteristici il tempo sembra essersi fermato. Nei resti delle abitazioni rurali rivive tutto il passato. Luoghi di silenzio dove il trascorrere del tempo si lega alla bellezza della natura. Stanze della memoria che ancora conservano gli oggetti appartenuti ai contadini. Abitazioni trasformate in ruderi dal passaggio del tempo, dove la natura lentamente si riappropria di ciò che era suo, avvolgendo le porte e le finestre delle case con impenetrabili e robuste siepi di spine. La campagna che circonda i casolari abbandonati si riempie dei medesimi rumori del passato. Il fruscio del vento tra gli alberi di ulivo è sempre uguale, come anche il gracchiare delle cornacchie e il canto acuto del Gheppio. A ogni passo, lo strusciare nell'erba delle piccole lucertole, lungo i sentieri tracciati dalle volpi, attira l'attenzione di qualche passante occasionale. In questi posti meravigliosi mancano le persone. Molti dei residenti che hanno vissuto nei ruderi, immersi nelle campagne bisignanesi, riposano in pace. Poche anime percorrono le piccole mulattiere che come grossi serpenti disegnano il paesaggio. In questi luoghi chi ha buona immaginazione può udire le voci delle persone che hanno trascorso la loro esistenza tra la casa, la stalla e il forno, assaporando il capovolgersi continuo di tempo e spazio nel poema perfetto delle primavere.

Alberto De Luca