Voglia di ‘movida’. Dal Coronavirus si può guarire, dall’essere imbecilli no

reggiocorsogaribaldiaffollatodi Pasquale Romano - "In Spagna, negli anni '80 del Novecento, il clima sociale e culturale tornato vivace dopo la fine del regime franchista". L'originale definizione del termine 'movida', prima della sua estensione a "vita notturna e divertimento" in modo generico, comprende aspetti sociali e culturali. La cultura è uno dei pilastri fondamentali per incanalare nel giusto verso comportamenti e stili di vita che siano rispettosi delle leggi e degli altri esseri umani.

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Il 'via libera' sostanziale lanciato dal Governo la scorsa settimana è stato accolto come una liberazione da tutti gli italiani. Reazione comprensibile: non era mai capitato di essere costretti a rinunciare alla propria libertà, a stare rinchiusi per diverse settimane dentro casa. La libertà ritrovata però non è stata regalata agli italiani. La disastrosa situazione economica ha imposto di tornare ad una vita quasi normale, dove il "quasi" comprende sfumature sottili e allo stesso tempo pesanti come macigni.

La libertà è stata data sulla fiducia, quasi un 'ostaggio' nella lotta di forze contro il Covid-19. La libertà, nostro malgrado, e anche il principale ostacolo verso la vittoria in questa battaglia. Ci sono aspetti della vita che paiono talmente crudeli da diventare comici. Così come tutti i cibi più succulenti fanno ingrassare, costringendoci a consumarli con moderazione, il Covid-19 si nutre della nostra socialità.

Strette di mano, abbracci, baci, assembramenti continui. La quotidianità di tutti noi è fatta di gesti e abitudini che vanno a nozze con le caratteristiche del nuovo Coronavirus. Il weekend appena conclusosi rappresentava un esame più che importante per l'Italia intera. Un test che alla luce di quanto emerso si può considerare fallito. Non a caso diversi Sindaci e Governatori hanno minacciato di tornare al passato con le restrizioni.

Non sono mancati esempi di città dove si sono rispettate con attenzione tutte le disposizioni, ma allo stesso tempo si perde il conto dei mega-assembramenti sparsi su tutta la penisola. Città dove si vive una realtà parallela. L'orologio si è fermato al maggio 2019, "Covid-19" è il titolo dell'ultima serie Netflix che appassiona milioni di spettatori. Sappiamo invece che purtroppo non è così, per quanto gli ultimi mesi vissuti somiglino tremendamente ad un distopico film di fantascienza.

Se farsi prendere dalla psicosi è un errore da evitare (sui social sono numerosi i 'paparazzi' che si sostituiscono alle forze dell'ordine e vanno a caccia di assembramenti) sottovalutare le possibili conseguenze di tali comportamenti è un peccato che rischiamo di pagare a caro prezzo. Reggio Calabria non ha fatto eccezione rispetto al resto d'Italia: si è vista disciplina e civiltà ma anche qualche assembramento di troppo nella movida notturna.

Tradendo l'antico detto che recita 'La notte porta consiglio', anche in riva allo Stretto non si sono seguite in modo rigoroso le disposizioni. L'avere un contagio ridotto quasi a zero in Calabria deve rappresentare lo stimolo per proseguire nel percorso di rispetto delle norme intrapreso più di due mesi fa così da avvicinare la vittoria, non la scusa per nascondere la testa sotto la sabbia e far finta che si può vivere come se nulla fosse accaduto. Perchè non si può.

Si è già capito che il Coronavirus non perdona, è un virus democratico che fa della facilità di contagio il proprio punto di forza. Per ritrovare la propria libertà, godersi l'amata movida e allo stesso tempo seguire le disposizioni non servono le capacità intellettuali che gli scienziati stanno mettendo in campo per inventare il vaccino contro il Covid-19. Non servono nemmeno gli sforzi sovrumani compiuti da medici e infermieri negli ultimi tre mesi.

Basta un poco d'intelligenza. Osservare il contesto che ci circonda e scegliere una porzione di suolo pubblico che non sia occupato da altri cittadini. Se si fa parte di un gruppo numeroso di persone ravvicinate, spostarsi di qualche metro invitando i propri amici a fare lo stesso. Così si può uscire di casa, trascorrere una bella serata per le vie del centro e fare (quasi) tutto quello che si faceva sino a poco tempo fa. E che, ragionevolmente, presto potremo tornare a fare. A patto di non fare gli imbecilli.