Trattative, incontri e preparazione della droga. Così un bambino di 8 anni viene iniziato al mondo del narcotraffico: “Questo un giorno mi farà le scarpe”

cocaina2704di Claudio Cordova - Verrà arrestato in flagranza di reato davanti al figlio di 8 anni. Poco prima, come testimoniano le intercettazioni, insieme al piccolo aveva tentato di bruciare (e quindi di nascondere per sempre) materiale e tracce della sua attività di capo organizzatore di una associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha definito "inquietante" la storia del 46enne Agostino Cambareri, nato a Rho, nel Milanese, ma attivo nella Piana di Gioia Tauro col suo lucroso traffico di cocaina e marijuana, con cui si estendeva anche nei territori del Lametino e della provincia di Crotone.

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Inquietante perché il coinvolgimento del figlio di 8 anni non si è limitato a quanto accertato nel giorno dell'arresto.

Gli investigatori hanno infatti cristallizzato lo sconvolgente coinvolgimento nel traffico di droga anche del figlio minorenne di Agostino Cambareri, di appena otto anni. Il bambino, nonostante la tenerissima età, non solo si rivelava essere consapevole dell'attività svolta dal padre, ma vi partecipava anche attivamente: "Gli piace a lui" dice Cambareri in una conversazione intercettata. Insieme al piccolo, Cambareri avrebbe tagliato la droga, avrebbe preso appuntamento con gli acquirenti e li avrebbe incontrati. E il bambino (da tempo interessato anche dal programma "Liberi di scegliere", del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria) avrebbe mostrato grande interesse per l'attività illecita, suscitando l'ammirazione del genitore, che osservava orgogliosamente che un giorno gli "avrebbe fatto le scarpe".

Cambareri parlava tranquillamente con il figlio di droga e armi, istruendo anche su come venivano risolti i contrasti con i fornitori internazionali: "Che facevano? Una guerra succedeva qua... avevano kalashnikov, tutto... così lo potevi ammazzare, lo sotterravi e non sapeva niente nessuno, invece lì i colombiani [incomprensibile]... venivano qua sai che facevano? Il macello".

Una figura molto presente, quella del bambino. L'ausilio figlio non sarebbe mancato nelle trattative con gli acquirenti, ma anche negli incontri veri e propri per la vendita. O, ancor prima, nella preparazione della merce: "Ora sto andando con [OMISSIS] a tagliare l'erba" dice Cambareri in una conversazione intercettata. In un'occasione, Cambareri dice al figlio che l'indomani sarebbe tornato in campagna per pulire e il piccolo gli ricordava che doveva coprire "la buca". Dal tenore del discorso, si desume che si trattava di una fossa in cui era stato bruciato qualcosa.

Un'indagine, quella espletata dai carabinieri su delega del procuratore aggiunto Gaetano Paci e del pm antimafia Adriana Sciglio, che si sarebbe dipanata nell'arco dell'estate 2016. Il 18 agosto di quell'anno, Cambareri comunica con entusiasmo al figlio di 8 anni che avrebbe ricevuto una partita di droga e che l'avrebbe immediatamente preparata per la successiva commercializzazione, in modo da metterla subito in vendita: "Questa sera facciamo queste cose, almeno mi tolgo all'uno e all'altro ed iniziamo a raccogliere. Ora sì! Se Dio vuole abbiamo indovinato tutto: odore, colore, forte!". Subito dopo, Cambareri riferisce al figlio che avrebbero dovuto recarsi da una cliente – alla quale era stata evidentemente ceduta della cocaina tagliata con prodotti dannosi per la salute – per sostituirle la "merce" acquistata, prima che la donna finisse in ospedale: "Se la troviamo, vediamo che ha, se ha questa o quella e le diamo quella giusta. Hai capito? Così... che con quella all'ospedale va a finire". Cambareri, infine, anticipa al figlio di essere in attesa di una nuova partita di droga da dieci chili, augurandosi di essere in grado di "tagliarla", senza alterarne la qualità: "Quelli, gli additivi, non mi servono più a niente! Allora io solo una cosa devo fare, come me ne portano altri... gli ho detto di portarmeli sia a uno che all'altro... altri 10 kg... ora vediamo se Dio vuole, se non combino un'altra cacata".

Insomma, un vero e proprio braccio destro il bambino per il quale il padre aveva già deciso il percorso. Insieme al piccolo, Cambareri avrebbe anche monitorato i movimenti strani, temendo di essere intercettato: il ragazzino, infatti, utilizzava un'applicazione sullo smartphone per controllare le targhe dei mezzi, individuando così anche quelli utilizzati dalle forze dell'ordine. Il piccolo sarebbe stato reso edotto anche sulle disfunzioni (come, per esempio, il mancato utilizzo del clacson) che potrebbero celare la presenza di una microspia a bordo di un'autovettura. E insieme, i due avrebbero anche "ripulito" la macchina disinnescando una cimice degli investigatori.

Fino all'arresto in flagranza di Cambareri, davanti al bambino. Ultimo trauma per un essere umano cresciuto (male) troppo in fretta.