Il baby Tegano padrone delle scommesse online illegali

reggiocalabria archi600di Claudio Cordova - Un cognome, una garanzia. Tegano, a Reggio Calabria, ma non solo, significa qualcosa. Tanto. Avere lo "sponsor" di Domenico Tegano, classe 1992, significava per i broker del gioco online clandestino un marchio di qualità capace di aprire molte porte e possibilità. Il giovane Mimmo Tegano è un personaggio centrale nel filone reggino della maxi-inchiesta svolta insieme alle Procure di Catania e Bari, che ha svelato gli interessi delle mafie nelle scommesse online. Il giovane Tegano è figlio del boss Pasquale Tegano ed è tra i 18 fermati su provvedimento del pm antimafia Stefano Musolino.

L'inserimento del rampollo del potente casato di Archi, unitamente a quello di Danilo Bruno Iannì, avrebbe amplificato la capacità di espansione dei brand sociali sul territorio reggino e garantendo la fluida circolazione dei flussi economici generati dall'illecita raccolta di giochi e scommesse. I due, infatti, sono considerati i dirigenti-organizzatori dell'associazione, con il ruolo di promotori dell'apertura di plurime sale avviate sul territorio reggino dalle società maltesi investigate - ponendosi in posizione vicaria a quella di Gabriele Caliò e Danilo Sestito nella rete commerciale regionale multilivello, a base piramidale, del sodalizio - nonché di gestori delle attività di raccolta illecita delle puntate su giochi e scommesse ivi svolte, e responsabili della tempestiva circolazione dei flussi economici generati dalla predetta attività delittuosa, sfruttando le relazioni criminali con la cosca Tegano.

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Il ruolo della cosca di Archi viene tratteggiato fin da subito dal super pentito Mario Gennaro, il personaggio coinvolto nell'inchiesta "Gambling", che, subito dopo l'arresto inizierà a raccontare gli affari miliardari messi in atto da Malta, dove le cosche avevano creato numerose società con le quali gestivano i traffici. In quell'indagine emerse anche il ruolo di Fabio Lanzafame, anch'egli divenuto collaboratore di giustizia, che racconta dei rapporti e del ruolo di Mimmo Tegano. Il collaboratore di giustizia riferisce anche della sua esperienza con il vulcanico Danilo Iannì che operava come una sorta di battitore libero nel mercato, essendo lo strumento dell'infiltrazione della cosca Tegano in quel settore. Soggetto vulcanico Iannì, anche per la speciale cura che riservava alla sua immagine pubblica (con un maniacale uso dei social media, nei quali spesso dava sfoggio di ricchezza e relazioni di alto livello nel settore dei giochi e delle scommesse), attraverso l'esaltazione del suo ruolo e delle sue capacità e possibilità.

Lanzafame non avrebbe mai conosciuto Mimmo Tegano. Ma la fama del rampollo di 'ndrangheta lo avrebbe preceduto: "Me l'hanno sempre descritto come un personaggio di spicco, un boss,

uno che comandava la famiglia Tegano, "adesso comanda lui, c'è lui ehm..dalla parte di Reggio

in giù", questo è quello che mi hanno sempre descritto, uno molto pericoloso, dice...". A parlarne sono in particolare Giuseppe Pensabene e Francesco Sergi, soggetti chiave, insieme a Iannì nello sviluppo delle attività delittuose nel settore dei giochi e scommesse on-line, selezionando i soggetti da inserire nell'associazione (tra cui Santo Furfaro, legato alla cosca Piromalli di Gioia Tauro) in funzione della loro contiguità criminale, agevolando l'infiltrazione nel settore della cosca Tegano, anche in termini di auto-riciclaggio e tramite operazioni di cd. cheap-dumping, attraverso le quali generare movimentazioni economiche, apparentemente giustificate dagli esiti di puntate su giochi e scommesse, consentendo inoltre l'infiltrazione della famiglia Tegano in attività economiche operative in Romania. Tegano viene descritto come un soggetto molto pericoloso: "Aggressivo si, rissoso proprio, mi hanno anche detto ehm che pare che le bombe che sono state messe a Mario Gennaro sia stato lui ad essere diciamo il mandante di questi attentati, mi hanno anche riferito di una estorsione che proprio hanno fatto a Mario Gennaro". Condotte estorsive confermate dallo stesso Mario Gennaro nel corso della propria collaborazione.

Il potere criminale della cosca di ndrangheta, infiltrata nel settore economico investigato tramite Domenico Tegano, mostrava tutta la sua concreta capacità di assoggettamento intimidatorio, tramite l'infiltrazione parassitaria nella rete commerciale multilivello, diretta da Danilo Iannì, in cui era creata la posizione fittizia, denominata Rucolabet che generava una provvigione del 5%, senza avere, di fatto, alcuna effettiva operatività che la giustificasse, come riferisce il collaboratore Lanzafame. Il gioco d'azzardo, dunque, sarebbe stato da diverso tempo un elemento di approvvigionamento per la cosca Tegano. Lo riferisce anche Mario Gennaro, tratteggiando la figura di Carmelo Murina (per anni reggente del quartiere Santa Caterina, proprio per conto dei Tegano). Murina avrebbe avuto il controllo del gioco chemin de fer in quel contesto territoriale: "So per certo che il 50% del gioco dello chemin de fer andava Pasquale Tegano, perché anche noi, facendo questo accordo, tramite Donatello (Canzonieri, ndr, altro esponente della cosca( e Carmelo Murina, facemmo il gioco serale pagando... noi facevamo una parte, il 50 lo davamo a Tegano, il 50 lo dividevamo in quattro".