Reggina, Foti: "Non è vero che c'erano 30 mln di debiti. Plaudo alle scelte di Gallo"

foticentenario 500A Reggio Calabria, la squadra di calcio non rappresenta un passatempo bensì una passione. Se oggi la Reggina attira l'attenzione di un imprenditore romano come Luca Gallo, al punto da farlo innamorare anche di quei segni distintivi di un passato recente ed illustre, il merito è indubbiamente di chi ha saputo costruire nel tempo un percorso diventato leggendario. Lillo Foti, il presidente protagonista delle pagine più belle di questo percorso, si è concesso in una lunga intervista ai colleghi di CityNow Sport.

Capitolo calciatori - "L'acquisto più importante? Mozart è quello che è costato più di tutti. Il giocatore più tecnico? Montiel, ma ha deluso le aspettative. È molto importante il carattere, l'ambiente. Tanti sono i fattori che incidono sul percorso professionale di un calciatore. Per qualità e valori assoluti, Montiel era un calciatore straordinario. Un altro che mi viene in mente è Tomaselli, si diceva fosse il nuovo Antognoni. Poi per incidenti, infortuni e tutto il resto, non ha potuto dimostrare le doti tecniche naturali. Diè era simpatico in campo e nello spogliatoio, dove si esibiva in balli straordinari con la compiacenza dei compagni. Permetteva al gruppo di sorridere. Ho visto delle scene con Diè nello spogliatoio, e gli altri 25 prima a guardarlo e poi ballare con lui".

Gli acquisti mancati - "C'era stato un confronto con Baggio a Caldogno, in un pomeriggio caldissimo d'estate. L'appuntamento era alle 14:30 a casa sua, siamo arrivati con un quarto d'ora d'anticipo. Il dialogo era stato molto simpatico e positivo. L'avevo messo nelle condizioni di pensarci, si era aperto uno squarcio. A guastare la festa è stata l'opportunità offerta dal Brescia, a pochi chilometri da casa sua. Nonostante la possibilità offertagli di stare qualche giorno più con la famiglia, oltre all'aspetto economico già trattato con il suo agente. Nel momento in cui è venuto fuori il nostro interesse, si è mosso il Brescia. Kakà? No. Avevo mandato Giacchetta in Argentina, era tornato parlandomi di Di Maria. La richiesta all'epoca era sui 4 o 5 milioni. Trattai Maxi Lopez quando aveva 19 anni, poi passò al Barcellona".

L'aiuto agli allenatori - "Credo abbiano tutti un ricordo straordinario dell'ambiente Reggina e di Reggio Calabria. Anche la città, in tutte le sue componenti, ha recitato un ruolo straordinario. C'erano entusiasmo e voglia di partecipare, che hanno contribuito in maniera importante a 30 anni di Reggina. Oggi vedo la mia città quasi seduta, appoggiata, aspettando non so che cosa. In quegli anni c'era gran voglia di partecipare e di essere d'aiuto".

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Il rapporto con gli altri club - "Venivano riconosciute le capacità del gruppo dirigenziale, nonché il rispetto verso chi aveva un percorso più importante. Ma quel rispetto veniva ricambiato alla stessa maniera. Tutto ciò ha permesso alla Reggina di essere protagonista nel calcio italiano".

Le cause del fallimento - "La retrocessione dalla A alla B è stata un passaggio complicato. Non abbiamo affrontato la B con lucidità e razionalità, ma con l'unico obiettivo di tornare subito in A. Quel passaggio ha inciso in maniera notevole. Così come siamo stati fortunati nell'anno della promozione, quel gol a Novara ci ha penalizzati. Perché la Reggina è fallita? Non è vero che c'erano 30 milioni di debiti. L'accordo con l'Agenzia delle Entrate era tra i 6 ed i 7 milioni. È chiaro che si sono accumulati gli interessi, negli anni. Sul fallimento ha inciso il mio stato di salute. La situazione era precaria già l'anno prima. C'è stata disaffezione da parte di tutti quanti, oltre al mancato accordo con gli australiani".

L'assenza dallo stadio - "Gli ultimi anni sono stati deficitari".

Le mosse di Luca Gallo - "L'opportunità di riportare la Reggina al Sant'Agata, oltre che di riprendere la storia, sono cose estremamente positive. Denotano rispetto".

Il ritorno di Salvatore Conti e Massimo Bandiera - "Salvatore è un ragazzo straordinario, un grande professionista di ottima struttura. Come credo tutti gli altri che occupano ruoli importanti, anche in club di massima serie. Plaudo a questo ritorno e a questo tipo di scelta. Il lavoro che si svolgeva al Sant'Agata era formativo. I giovani coinvolti, iniziavano un percorso professionale. Questa è una cosa che è stata poco apprezzata: tanti giovani del territorio hanno iniziato un percorso".