Se la Urbs vale 2 milioni, chissà il Sant'Agata...

santagataregginadi Paolo Ficara - Il calcio è roba da ricchi. Altrimenti, non ci sarebbe bisogno di imprenditori molto solidi e purtroppo, in diversi casi, non adatti al contesto. Tra solidità ed inadeguatezza, a Reggio sussiste una sola di queste caratteristiche, ormai da qualche anno. Il bando per la cessione definitiva dei beni materiali ed immateriali della Reggina Calcio, tra cui una concessione per il Sant'Agata prolungata dalla città metropolitana, mette finalmente di fronte alle proprie responsabilità chi ha creduto, in epoca recente, di fare calcio improvvisando.

Al di là della cifra di 360.000 euro e rotti (ridotta rispetto al mezzo milione previsto inizialmente, dopo la cancellazione della matricola), da versare entro i tre mesi dall'aggiudicazione del bando, dal 2021 ci sarà un canone di 105.000 euro annue da versare alla Città Metropolitana. Molto di più rispetto a quanto versava la Reggina Calcio, che su quel terreno ha apportato notevoli migliorie. Rimaste, evidentemente, alla comunità anziché al privato. Campi, sede, biglietteria, foresteria e spogliatoi, non li ha mica alzati la P&P Sport.

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Chi ha fatto circolare una presunta cifra compresa tra i 2 e i 2,5 mln per vendere la Urbs, a poche ore dall'incontro con gli avvocati Sfara e De Salvo, non può adesso lamentarsi dei circa 2 milioni da scucire in 8 anni per mantenere l'unica struttura d'allenamento possibile per la Reggina. O forse si pensa che i cartellini di Marino, Mezavilla, Sciamanna e Sparacello, in possesso ad una società priva di beni immobili, valgano più di un attrezzatissimo centro sportivo?

Il sindaco si era esposto, convinto di aver trovato l'acquirente che si potesse permettere di rilevare non solo il Sant'Agata a queste cifre, ma anche lo stadio in concessione per 99 anni. Chi si è avvicinato, al di là di una strategia discutibile, è stato messo in fuga. Non è stato formulato nemmeno un prezzo per la vendita, non considerando ovviamente la cifra assurda sparata dalla solita Wanna Marchi dello Stretto. Bene, le istituzioni sono dunque portate a pensare che la P&P Sport abbia le risorse per andare avanti.

Meglio non far trasparire qualsiasi tipo di lamentela o richiesta di sconto. Servirebbe solo ad allontanare ulteriori tifosi, oltre i tanti già stanchi di non avere una prospettiva sportiva. Non ci si può allenare né in mezzo alla strada, né in spiaggia, né tantomeno gratis in alcun centro sportivo. Se si dispone delle monete utili a mantenere il calcio professionistico, con l'allestimento di una squadra che possa lottare per andare in Serie B, saremo tutti felicissimi.

In caso contrario, se ci si attacca ai contenziosi, se si pensa di prendere in prestito una vettura da un concessionario per poi dirgli, dopo averla usata, che non è lui il regolare proprietario, allora è meglio tirare una linea. Chi non può garantire la base minima, cioè la struttura per far allenare prima squadra e giovanili, non potrà mai lottare per qualcosa in più rispetto alla salvezza. E ricordiamo che, entro il 23 giugno, va "chiusa" l'attuale stagione col pagamento di quattro mensilità più tasse. C'era qualcuno interessato a prendersi questo fardello, conviene richiamarlo prima di arrivare all'ammazzacaffè.