"Quinta Bolgia", Arturo Bova: "Seria e profonda preoccupazione"

«Il quadro emerso dalle contestazioni che la Dda di Catanzaro muove a ventiquattro indagati nell'operazione "Quinta Bolgia" desta seria e profonda preoccupazione. Non solo per le persone coinvolte e per i ruoli politico-manageriali che hanno ricoperto, ma soprattutto per il contesto che le indagini hanno portato alla luce». È quanto scrive l'on. Arturo Bova, Presidente della Commissione contro la 'ndrangheta in Calabria, nel commentare le notizie giornalistiche relative all'operazione della Dda di Catanzaro "Quinta Bolgia".
«Non è una novità, ahimè, che la 'ndrangheta abbia interessi - rilevanti - nella sanità pubblica, ma stupisce ancora come la sua presenza si manifesti con vere e proprie prove di forza, attraverso un simbolismo tutt'altro che retorico, fatto di atti, gesti e azioni pensati per testimoniare il controllo del territorio. Ciò che fa specie di quanto emerge dalle ricostruzioni degli inquirenti, è l'assoluta noncuranza per la salute dei cittadini: ma se è notorio che per le cosche i malati siano merce come un'altra, lascia basiti il coinvolgimento dei funzionari pubblici», prosegue Bova.

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E riprende: «Fermo restando il necessario garantismo da tenere in conto quando si commentano notizie e indagati come quella dell'operazione "Quinta Bolgia" - alcuni dei quali godono di stima diffusa e mai avrebbero fatto presagire neppure l'ombra della gravi accuse mosse dagli inquirenti - non si può tacere sulla non più rinviabile urgenza di una serie riforma del settore sanitario in cui, oltre a centralizzare i controlli sulla spesa e sull'affidamento dei servizi, si riorganizzino le strutture pubbliche con l'ausilio di protocolli che limitino al minimo le discrezionalità. Si tratta, certamente, di un lavoro corposo e difficile, ma senza il quale la sanità calabrese continuerà ad essere terreno fertile per le infiltrazioni mafiose e le commistioni illecite tra pubblico e privato, circostanze in cui a farne le spese sono solo e soltanto i cittadini».

«Infine – conclude il Presidente -, il coinvolgimento diretto di due politici locali, uno dei quali già sottosegretario, merita una riflessione attenta da parte dei partiti e dei movimenti che, ad esempio, tra circa un anno chiederanno sostegno elettorale ai calabresi. Una riflessione che porti a rifiutare i voti della 'ndrangheta, a proporre candidature di alto profilo e qualità e soprattutto a sottoscrivere un protocollo comune con cui stabilire parametri stringenti nell'individuazione dei candidati e un codice etico che sia strumento prioritario nell'affrontare la campagna elettorale. Una campagna elettorale alla fine quale, chiunque sarà eletto, dovrà governare per tutelare, fino in fondo ed esclusivamente, gli interessi e i diritti dei cittadini».